strage-di-capaciGiovanni  Falcone  era nato in  Palermo il 18 maggio 1939.

E’ una eroica  icona della lotta alla mafia da parte della Magistratura.
Dapprima ufficiale di Marina, intraprese successivamente la carriera giudiziaria distinguendosi nella lotta a Cosa Nostra che decise il suo assassinio, avvenuto il 23 maggio 1992. Della “cupola” che lo mise a morte in seguito alla sentenza della Suprema Corte che confermava gli ergastoli ai vertici della mafia, facevano parte i nomi eccellenti della criminalità organizzata: dal boss Salvatore Riina a  Matteo Messina Denaro, Vincenzo Sinacori, Mariano Agate, Salvatore Biondino ed i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano.
Per l’attentato furono utilizzati 500 kg di tritolo piazzati in un cunicolo sottostante l’autostrada che congiunge Palermo con Mazara del Vallo, presso Capaci.
La fatalità volle che Falcone avesse deciso di condurre personalmente l’auto  senza peraltro indossare la cintura di sicurezza (l’autista che era sistemato sul sedile posteriore si salvò) e come lui la moglie.
Entrambi non furono investiti dall’esplosione che colpì la prima auto della scorta dilaniandone i componenti ma finirono contro una barriera.
I mafiosi detenuti nel carcere dell’Ucciardone, l’ istituto penitenziario di Palermo, festeggiarono la notizia a dimostrazione dell’avversità che nutrivano nei confronti del magistrato.
Giovanni Falcone non era molto amato dalla sinistra che lo osteggiò in diverse occasioni anche in seno al Consiglio Superiore della Magistratura tanto che  l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga  senza mezzi termini, in un’intervista,  imputò  allo stesso Csm grosse responsabilità riguardo alla sua morte.